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10 febbraio. Il giorno di quale ricordo?

Argomenti trattati

Materiali didattici e approfondimenti su foibe ed esodo

giornodelricordomanifesto

Il 10 febbraio si celebra il «Giorno del ricordo», istituita per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. In vista di questa ricorrenza presentiamo alcuni materiali sull’argomento (documentari, libri e presentazioni power point) realizzati a scopo didattico e divulgativo, liberamente visionabili o scaricabili dal web.

Una doverosa premessa

Il «Giorno del ricordo» è stato istituito con la Legge del 30 marzo 2004 n.92. L’Art. 1 di questa legge afferma:

 «1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale»[1].

Questa definizione delle finalità del «Giorno del ricordo» indicata dalla legge ci lascia francamente perplessi.

Naturalmente riteniamo doveroso conoscere cosa accadde alle vittime delle foibe e agli esuli istriani, fiumani e dalmati. Riteniamo doveroso anche «conservare e mantenere» la memoria di coloro che subirono quelle atrocità.

Ci lascia però perplessi il fatto che la Repubblica italiana in una sua legge definisca «tragedia» quanto subito dagli italiani e derubrichi a «complesse vicende» tutto il resto.

Tra le «complesse vicende» ci sono infatti le persecuzioni e le sofferenze che dal 1918 in poi lo stato italiano ha inferto alle popolazioni di lingua tedesca, slovena e croata sottoposte alla sua autorità. Ci sono i rastrellamenti, i lager, i massacri messi in atto dall’esercito italiano nei territori jugoslavi occupati nel corso della seconda guerra mondiale. Ci sono insomma tragedie altrettanto atroci, altrettanto degne di essere di ricordate di quelle delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.

Bambini sfiniti dalla fame nel campo di concentramento fascista di Rab-Arbe 1942-1943.  Archivio Fotografico del Museo di storia contemporanea di Lubiana

Bambini sfiniti dalla fame nel campo di concentramento fascista di Rab-Arbe 1942-1943.
Archivio Fotografico del Museo di storia contemporanea di Lubiana

Inoltre non si possono leggere quelle vicende solo in chiave di scontro etnico-nazionale, nelle vicende del confine orientale entrano in gioco infatti altri tipi di identità: ad esempio quella religiosa, o quelle sociali o ideologiche. Identità che in tutta la mittel-Europa si sovrappongono, si incrociano e si mescolano con quella “nazionale”, creando un quadro che rifugge ad ogni semplificazione.

Lungi da noi voler usare una tragedia contro l’altra, una tragedia per giustificare l’altra. Semplicemente riteniamo che ricordare solo le sofferenze dei propri connazionali e non quelle dei popoli con cui si era in conflitto, o ricordarle in tono minore, di sfuggita, sia espressione di uno sciovinismo nazionalista che non può che produrre nuove tragedie.

Consideriamo ogni nazionalismo, ogni invito a stringersi in modo acritico attorno alla patria bandiera (qualunque essa sia) come una regressione al livello di una tribù di cannibali impegnata a costruire idoli di odio in nome dei quali escludere, discriminare e perseguitare il prossimo. Lo scontro etnico non è lontano da noi né nel tempo, né nello spazio. Basti pensare a cosa avviene in Ucraina, in prossimità e con il contributo dell’Unione Europea «premio Nobel per la pace».

Sappiamo benissimo che la storia e la memoria hanno sempre un proprio uso pubblico, che non sono mai «imparziali». Ma l’unico uso pubblico delle stesse che sentiamo di poter condividere è quello che si pone come obiettivo la creazione di un’identità collettiva volta al futuro,  finalmente depurata da ogni forma di discriminazione e rispettosa dei diritti di ogni popolo. Un identità volta non alla chiusura bensì a creare legami di solidarietà e comprensione tra tutti gli esseri umani che su questo pianeta vivono onestamente del proprio lavoro.

Quello che critichiamo, ci teniamo a precisarlo, non è il «Giorno del ricordo» in sé, bensì la definizione per legge di un ricordo nazionalista.

Per noi il 10 febbraio è l’occasione per riflettere sulla storia dei conflitti che insanguinarono il confine orientale nel corso del XX secolo. È l’occasione per conservare e mantenere la memoria delle vittime di tutti i nazionalismi che straziarono quell’area.

nationalismDetto questo passiamo ai materiali che possono esserci utili per affrontare il tema della storia del confine orientale.

Come sono stati scelti i materiali qui raccolti

I materiali che qui presentiamo sono stati scelti sulla base di tre caratteristiche:

  • Sono materiali divulgativi e non specialistici, alcuni dei quali utilizzabili anche in classe. Quindi non rappresentano un punto d’arrivo definitivo per chi voglia affrontare l’argomento, bensì un punto d’inizio.
  • Sono stati prodotti da istituzioni culturali di chiara fama e autorevolezza, nello specifico da Rai Educational, dall’ Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia (IRSML Friuli Venezia Giulia) e dalla commissione storico-culturale italo-slovena istituita sotto l’egida dei ministeri degli esteri dei due paesi. All’elaborazione dei video e testi che elenchiamo hanno collaborato alcuni tra i maggiori esperti degli argomenti trattati, storici di chiara fama con impostazioni culturali e ideali differenti. Certo anche questi materiali sono criticabili, ma indubbiamente rispondono ai criteri minimi di onestà intellettuali ed esposizioni delle fonti che distinguono  la ricostruzione storica dal discorso meramente identitario. Resterebbe deluso chi cercasse una «controstoria» del confine orientale, questo è semplicemente un modo, il più semplice possibile, di individuare e diffondere materiali che tengano conto delle diverse memorie e della differenza tra storia e memoria.
  • I video, i testi e power point che troverete qui affrontano le vicende del confine orientale nel loro complesso. Consentono quindi di contestualizzare il tema delle foibe e del’esodo nel contesto che li generò.

I materiali

MEJA – guerre di confine

Documentario prodotto da Rai Educational nel 2008 «MEJA – guerre di confine», di Giuseppe Giannotti. Il video intervalla le immagini dell’epoca e le interviste ai testimoni con l’intervento di diversi storici e affronta le vicende del confine orientale dal 1918 alla firma del trattato di Maastricht. Dura in tutto 58 minuti, qui lo trovate suddiviso in 4 puntate di 12-15 minuti

 http://www.raistoria.rai.it/rubriche/meja-guerre-di-confine/74/1/default.aspx

 Relazioni italo-slovene 1880-1956

Testo approvato all’unanimità il 27 giugno 2000 dalla Commissione storico-culturale italo-slovena, costituitasi nel 1993 sotto l’egida dei ministeri degli esteri dei due paesi e formata da storici sia italiani che sloveni. Lo scritto (liberamente scaricabile in diversi formati) è lungo 30 pagine. La narrazione storica è articolata in quattro periodi 1880-1918; 1918-1941; 1941-1945; 1945-1956.

http://www.kozina.com/premik/indexita_porocilo.htm

 Il confine più lungo. Affermazione e crisi dell’italianità adriatica

Power  point tratta le vicende del confine orientale dal 1797 al secondo dopoguerra, ricco di testi riassuntivi, mappe, fotografie e testimonianze realizzato sulla base di una mostra realizzata a Rimini nel 2011 dall’ Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia (IRSML Friuli Venezia Giulia). Particolarmente preziose le testimonianze.

Il power point è liberamente scaricabile al link:

http://www.italia-resistenza.it/percorsi-tematici/frontiera-orientale/il-confine-piu-lungo/

Materiali sul confine orientale

A questo link si possono scaricare diversi materiali prodotti dall’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia (IRSML Friuli Venezia Giulia).

http://www.irsml.eu/didattica-presentazione/confine-orientale-italiano/65-materiali-sul-confine-orientale

Vi potete visionare e scaricare diversi materiali tra cui segnaliamo in particolare:

  • «Il confine orientale italiano, 1797-2007. Cartografia, documenti, immagini, demografia» di Franco Cecotti e Bruno Pizzamei. Un power point ricco di mappe, grafici, riassunti e immagini sui diversi spostamenti dei confini orientali.
  • «Le vie della memoria. Un percorso tra le violenze del Novecentonella Provincia di Trieste». Una serie di video caricati sul canale you tube del (IRSML Friuli Venezia Giulia).
  • «Un percorso tra le violenze del Novecento nella Provincia di Trieste» testo liberamente scaricabile in pdf che illustra alcuni luoghi di Trieste e provincia in cui avvennero alcune delle violenze del ‘900.

Incontro con Boris Pahor

Intervista  a Boris Pahor realizzata da «LaFeltrinelli» del 2009, della durata di 1 ora e 13 minuti. Pahor è un cittadino italiano di lingua slovena. È nato nel 1913, nel 1943 ha aderito al movimento partigiano. Nel 1944 è stato arrestato dai nazisti e deportato in diversi lager. Dopo la guerra si stabilì a Trieste dove insegnò lingua e letteratura italiana al liceo sloveno e scrisse diversi romanzi che gli hanno dato fama internazionale. A causa delle sue posizioni politiche e culturali è stato a lungo messo al bando nella Jugoslavia  di Tito.

In questa intervista racconta della sua esperienza nei lager  e delle discriminazioni subite dal suo popolo ad opera dello stato italiano durante il fascismo. Denuncia anche il fatto che in Italia ancora non si parli di cosa c’è stato prima delle Foibe e fa una interessante riflessione sulla «lingua rubata» alle minoranze etniche e agli immigrati :

https://www.youtube.com/watch?v=ZO-mUiCaBaQ

Altri documentari che possono essere utili per contestualizzare la storia Jugoslava e i crimini di guerra italiani :

  • «Fascist Legacy» documentario del 1989 della BBC sui crimini di guerra dell’esercito italiano durante il regime fascista:.
  • «La guerra sporca di Mussolini» del 2008, andato in onda su History Channel, in cui narrano le stragi commesse dall’esercito italiano in Grecia https://www.youtube.com/watch?v=2IlB7IP4hys
  • «Il Maresciallo Tito» puntata de «Correva l’anno» del 2006: 

Infine segnalo questo interessante post sul blog «Giap», «Terrorismo, migranti, foibe, marò, fascismo…  appunti sul vittimismo italiano» . (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=18453#comments )

Tra i commenti si trovano indicate molte fonti interessanti per la storia del confine orientale e del movimento operaio e antifascista in quelle zone. Ringraziamo tutti coloro che nel corso della discussione che ci hanno fornito fonti bibliografiche, filmiche e sitografiche. In particolare Tuco, LoFi, Tenca Montini, Alessandro Lupo e Anna Luisa.

(Aggiornamento del 8.2.2015)

ATTENZIONE! Segnaliamo sul tema Foibe ed esodo lo splendido  post di Lorenzo Filipaz su Giap. In 25 punti corredati di note e bibliografia alcuni dati e  fatti che è bene conoscere. 

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20327#more-20327

[1] Testo  Legge 30 marzo 2004, n. 92. “Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”. Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004. Consultata l’1.2.2015. sul sito http://www.camera.it/parlam/leggi/04092l.htm .


6 commenti

  1. […]  «1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale»[1]. […]

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  2. […] 10 febbraio. Il giorno di quale ricordo? […]

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  3. […] originaly posted on avanguardiedellastoria.wordpress.com […]

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  4. […] proposito io e gli altri curatori di «Avanguardie della storia» lo spieghiamo diffusamente qui: https://avanguardiedellastoria.wordpress.com/2015/02/06/10-febbraio-il-giorno-di-quale-ricordo/#comm… […]

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  5. […] Non meno parziale e ideologica appariva la scheda iniziale in cui si dava per certa la mitologica cifra di 100 milioni di «vittime del comunismo», ovviamente sempre ricavata dal Libro nero del comunismo. Le atrocità elencate erano commesse quasi esclusivamente da «regimi totalitari» classificati come tali dal Dipartimento di Stato USA; non una parola sul colonialismo, lo sfruttamento del terzo mondo e le guerre di aggressione dell’ Occidente, come quella da pochi mesi scoppiata con l’aggressione all’Iraq (elencato tra i luoghi del delitto). E non bisognava «dimenticare le “foibe” istriane», cui di lì a meno di un anno sarebbe stato dedicato il «Giorno del ricordo». […]

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