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Foibe. La foto manipolata

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Come falsificare un’immagine cambiando la didascalia

Di Tommaso Baldo

Foto fucilazioni Aderisco volentieri all’appello comparso su «Giap» (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20437#more-20437 ) che invita a diffondere questa foto con la corretta didascalia.

Questa immagine è stata infatti utilizzata da gruppi di estrema destra, ma anche da amministrazioni comunali e da istituti scolastici come rappresentazione della tragedia delle Foibe.

Ad esempio così:

manifesto_foibe

Su questo utilizzo improprio trovate un interessante dossier qui: http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2012/03/23/non-dire-falsa-testimonianza/#more-9976

In realtà si tratta della fucilazione, ad opera di soldati del Regio Esercito, di cinque civili sloveni. I loro nomi erano:

Franc Žnidaršič

Janez Kranjc

Franc Škerbec

Feliks Žnidaršič

Edvard Škerbec

Questa immagine appartiene ad un «reportage» sui rastrellamenti operati in Slovenia dal Regio Esercito realizzato dagli stessi ufficiali che dirigevano le operazioni. Travate l’intera sequenza delle foto e l’indicazione del testo da cui la foto è tratta  qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/ventinove-mesi-la-documentazione-fotografica/

Perché è così grave l’utilizzo di questa foto come immagine dei «martiri delle foibe» ?

Non si tratta né di puntiglio, né di «negazionismo» riguardo alla tragedia degli infoibati o degli esuli, la questione è un’altra.

La questione è che a 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale in Italia è stata costruita una «narrazione di stato» che violenta la complessità delle vicende storiche del confine orientale, che seleziona quali vittime ricordare (quelle «italiane») e quali dimenticare  (quelle «slave»), che «tralascia» di spiegare come si è arrivati alle foibe e all’esodo.

Ecco il testo integrale della circolare inviata dal ministro della Pubblica Istruzione in occasione del «Giorno del ricordo»[1].

«Con la legge 30 marzo 2004, n. 92, il Parlamento italiano ha riconosciuto il l0 febbraio quale “Giorno del Ricordo”, con l’obiettivo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia che ha colpito gli Istriani, i Fiumani e i Dalmati nel secondo dopoguerra, vittime delle Foibe e costretti all’esodo dalle loro terre.

In occasione di questa giornata le scuole di ogni ordine e grado sono invitate, nella piena autonomia organizzativa e didattica, a prevedere iniziative volte a diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case, spezzando secoli di storia e di tradizioni.

Tali iniziative saranno inoltre utili per valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate – in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica – e a preservare le tradizioni delle comunità istriano – dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.

Si invitano pertanto le SS.LL., anche mediante la collaborazione con le Associazioni degli esuli, le quali potranno fornire un importante contributo di analisi e di studio, a sensibilizzare le giovani generazioni su questi tragici fatti storici, al fine di ricordare le vittime e riflettere sui valori fondanti la nostra Costituzione».

Penso sarebbe doveroso che nella scuola italiana si ricordasse anche altro.

Ad esempio quanto scritto nel testo approvato all’unanimità il 27 giugno 2000 dalla Commissione storico-culturale italo-slovena, costituitasi nel 1993 sotto l’egida dei ministeri degli esteri dei due paesi e formata da storici sia italiani che sloveni

«Il regime d’occupazione [italiano] fece leva sulla violenza che si manifestò con ogni genere di proibizioni, con le misure di confino, con le deportazioni e l’internamento nei numerosi campi istituiti in Italia (fra i quali vanno ricordati quelli di Arbe, Gonars e Renicci), con i processi dinanzi alle corti militari, con il sequestro e la distruzione di beni, con l’incendio di case e villaggi. Migliaia furono i morti, fra caduti in combattimento, condannati a morte, ostaggi fucilati e civili uccisi. I deportati furono approssimativamente 30 mila, per lo più civili, donne e bambini, e molti morirono di stenti»[2].

 Già che parliamo del testo di questa relazione, elaborata da storici di chiara fama e il cui testo non è mai stato messo in discussione da nessuno, è bene citare anche il brano in cui si parla delle Foibe:

 «L’estensione del controllo jugoslavo dalle aree già precedentemente liberate dal movimento partigiano fino a tutto il territorio della Venezia Giulia fu salutata con grande entusiasmo dalla maggioranza degli sloveni e dagli italiani favorevoli alla Jugoslavia. Per gli sloveni si trattò di una duplice liberazione, dagli occupatori tedeschi e dallo Stato italiano. Al contrario, i giuliani favorevoli all’Italia considerarono l’occupazione jugoslava come il momento più buio della loro storia, anche perché essa si accompagnò nella zona di Trieste, nel goriziano e nel capodistriano ad un’ondata di violenza che trovò espressione nell’arresto di molte migliaia di persone, – in larga maggioranza italiane, ma anche slovene contrarie al progetto politico comunista jugoslavo -, parte delle quali vennero a più riprese rilasciate; in centinaia di esecuzioni sommarie immediate – le cui vittime vennero in genere gettate nelle “foibe”; nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.

 Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l’impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e dell’annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L’impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l’animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani»[3].

 Non sarebbe il caso, in occasione del «Giorno del ricordo», di diffondere e far conoscere nelle scuole il testo di questa Relazione (sono una trentina di paginette)? Tanto più che è stata sottoscritta da storici che facevano parte di una commissione di nomina ministeriale.

Invece in Italia preferiamo ricordare solo una parte della storia, quella dei «poveri italiani vittime», dimenticando quanto c’è stato «prima» e «intorno» alle foibe. Insomma abbiamo deciso di costruirci un ricordo parziale e deresponsabilizzante, funzionale non al superamento, bensì al perpetuarsi dello scontro etnico.

Per questo l’utilizzo improprio della foto che mostra la fucilazione dei cinque civili sloveni mi ricorda tanto un brutto precedente, questo[4]:

 Decapitazioni

Ovvero: i patrioti marocchini massacrati dai soldati di Francisco Franco negli anni ‘20 diventano, per la propaganda fascista, franchisti uccisi dai «rossi» nel 1938.

 Se volete altri approfondimenti sulla storia del confine orientale:

Trovate una serie di materiali (documentari, testi e power point) sulla storia del confine orientale qui: https://avanguardiedellastoria.wordpress.com/2015/02/06/10-febbraio-il-giorno-di-quale-ricordo/

Qui invece dati e fatti inerenti Foibe ed esodo in 25 punti in un interessante post di Lorenzo Filipaz su «Giap» http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20327

AGGIORNAMENTO IMPORTATE! Del 11.3.2015 Su “Giap” Piero Purini con la collaborazione del gruppo di lavoro «Nicoletta Bourbaki» ha pubblicato un post su tutte le manipolazioni fotografiche inerenti “Foibe e dintorni”. Lo trovate qui: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20649#more-20649

[1] Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. N. Prot. 0003029, del 3.2.2015. Consultata sul sito http://www.istruzione.lombardia.gov.it/wp-content/uploads/2015/02/Giorno-del-Ricordo.pdf  l’11.2.2015

[2] Relazioni Italo-slovene 1880-1956. Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena.  Koper-Capodistria, 25 luglio 2000, p. 21. Consultata l’11.2.2015 sul sito http://www.kozina.com/premik/porita.pdf

[3] Relazioni Italo-slovene 1880-1956. Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena.  Koper-Capodistria, 25 luglio 2000, p. 24. Consultata l’11.2.2015 sul sito http://www.kozina.com/premik/porita.pdf

[4]  Trovate questa foto e la sua storia nel testo Immagini nemiche: la guerra civile spagnola e le sue rappresentazioni (1936-1939). Catalogo della mostra tenuta a Bologna al Museo civico archeologico dal 11 dicembre 1999 al 13 febbraio 2000. Bologna: Compositori, 1999.


2 commenti

  1. Yuri Buccino ha detto:

    L’ha ribloggato su Appunti Scomodi.

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  2. Claudio ha detto:

    Quasi bilanciato. Da profugo dall’ Istria purtroppo sono condizionato nel mio giudizio che nel mentre . e non da ora , riconosce la politica negativa del fascismo ritiene la reazione Y
    ugoslava una vendetta anche peggiore ergo eticamente stanno sullo stesso pian
    ..

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