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Resistere all’esame di Stato

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Riflessioni su una traccia per il tema di maturità

Di Tommaso Baldo, Franco Berteni, Enrico Manera e molti altri giapsters e collaboratori di Avanguardie della storia cui si devono riflessioni e contributi vari sui temi collegati.

Sfilata della liberazione di Milano: i membri del Comitato di Liberazione Nazionale. Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito http://www.insmli.it/parrimilano/pubblicazioni-on-line/25-aprile-liberazione-di-milano-742/

Sfilata della liberazione di Milano: i membri del Comitato di Liberazione Nazionale.
Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito http://www.insmli.it/parrimilano/pubblicazioni-on-line/25-aprile-liberazione-di-milano-742/

1995: cinquantesimo della liberazione

La prova scritta di italiano per l’Esame di Stato presentava tre tracce comuni a tutti gli indirizzi. La terza diceva:

«Gli ideali politici che animarono la Resistenza hanno trovato la loro coerente espressione nel dettato della Costituzione, che resta il supremo punto di riferimento del nostro vivere civile. Delinei il candidato il quadro delle vicende italiane nel quinquennio 1943-1948, soffermandosi in particolare sulle caratteristiche del movimento della Resistenza e sul valore fondamentale della Carta Costituzionale»[1].

Come si può notare la consegna inseriva la Resistenza in una periodizzazione lunga: 1943-1948, ponendola come base della maturazione politica e civile degli italiani, come inizio della «scoperta» della democrazia. Ma soprattutto si attribuiva alla Costituzione, dandolo per assodato, un «valore fondamentale»  nel definire l’identità degli italiani.

Ai tempi il governo in carica era il primo “tecnico” con Presidente del Consiglio Dini. Il Ministro della Pubblica Istruzione era il popolare Giancarlo Lombardi (è difficile che i maturandi di allora ne ricordino il nome); il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

2003: Intermezzo

Otto anni dopo Silvio Berlusconi era primo ministro, Letizia Moratti ministro dell’Istruzione, mentre il presidente della repubblica era Carlo Azeglio Ciampi. C’erano stati il G8 di Genova, l’11 settembre e l’aggressione americana all’Iraq, in cui sarebbe stato coinvolto anche l’esercito italiano.

Nelle tracce della prima prova dell’Esame di Stato non si parlava di Resistenza, in compenso la terza consegna della Tipologia B (redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale), dedicata «all’ambito storico-politico», si intitolava «Il terrore e la repressione politica nei sistemi totalitari del Novecento». L’argomento andava sviluppato partendo da una serie di «documenti». In realtà si trattava di una scheda scritta da chissachì al MIUR corredata di una serie di brevi citazioni:

DOCUMENTI

Scheda:

  • Il fascismo italiano fece centinaia di prigionieri politici e di confinati in domicilio coatto, migliaia di esiliati e fuoriusciti politici.
  • Il nazismo tedesco dal 1933 al 1939 ha eliminato circa 20.000 oppositori nei campi di concentramento e nelle prigioni; tra il 1939 e il 1941 ha sterminato nelle camere a gas 70.000 tedeschi vittime di un programma di eutanasia. Durante la guerra si calcola che siano stati uccisi circa 15 milioni di civili nei paesi occupati, circa 6 milioni di ebrei; 3.300.000 prigionieri di guerra sovietici, più di un milione di deportati e decine di migliaia di zingari sono morti nei campi di concentramento; più di 8 milioni sono stati inviati ai lavori forzati.
  • Nella Russia comunista la prima epurazione la pagarono gli iscritti al partito; tra il 1936 e il 1938 furono eliminati 30.000 funzionari su 178.000; nell’Armata rossa in due anni furono giustiziati 271 tra generali, alti ufficiali e commissari dell’esercito. Nei regimi comunisti del mondo (URSS, Europa dell’Est, Cina, Corea del Nord, Vietnam, Cambogia, Cuba, ecc.) si calcola che sono stati eliminati circa 100 milioni di persone contrarie al regime.
  • Né bisogna dimenticare le “foibe” istriane e, più di recente, i crimini nei territori della ex Jugoslavia, in Algeria, in Iraq, ecc. Amnesty International ha segnalato 111 Paesi dove sono state applicate torture su persone per reati d’opinione.

“Con il terrore si assiste a una doppia mutazione: l’avversario, prima nemico e poi criminale, viene trasformato in ‘escluso’. Questa esclusione sfocia quasi automaticamente nell’idea di sterminio. Infatti la dialettica amico/nemico è ormai insufficiente a risolvere il problema fondamentale del totalitarismo: si tratta di costruire un’umanità riunificata e purificata, non antagonista […]. Da una logica di lotta politica si scivola presto verso una logica di esclusione, quindi verso un’ideologia dell’eliminazione e, infine, dello sterminio di tutti gli elementi impuri”.
S. COURTOIS, “Perché?”, in Il libro nero del comunismo, Milano, Mondadori, 2000

“Per genocidio si intende uno qualunque dei seguenti atti, commessi con l’intenzione di distruggere completamente o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale: a) assassinio di membri del gruppo; b) grave attentato all’incolumità fisica o mentale di membri del gruppo; c) imposizione intenzionale al gruppo di condizioni di vita destinate a provocarne la distruzione fisica totale o parziale; d) misure volte a ostacolare le nascite all’interno del gruppo; e) trasferimenti coatti dei figli di un gruppo a un altro”.
Convenzione delle Nazioni Unite del 9/12/1948

“Dolore per la nostra patria [il Cile] soggiogata e convertita in un immenso carcere; per il nostro popolo martoriato dalla fame e dalla miseria; per i nostri compagni ed amici caduti nel combattimento, o assassinati, torturati o incarcerati dal fascismo. Speranza che questo incubo di orrore avrà una fine non lontana, e la certezza che i colpevoli riceveranno il castigo esemplare”.
C. ALTAMIRANO,“Saluto di capodanno: I gennaio 1975”, in Tutte le forme di lotta, Milano, 1975, (L’autore era segretario generale del Partito socialista cileno)

“I regimi totalitari del XX secolo hanno rivelato l’esistenza di un pericolo prima insospettato: quello di una manomissione completa della memoria”.
T. TODOROV, Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico, Milano, Garzanti, 2001[2].

Si aveva dunque a che fare con una serie di mini-brani di autori vari buttati lì perché vi comparivano parole come «terrore» e «totalitarismo», tra loro alcune righe tratte da il Libro nero del comunismo, all’epoca uno dei testi sacri della destra berlusconiana. L’idea di fondo era di per sé parzialissima politicamente e storiograficamente: il ‘900 è stato il secolo più sanguinoso della storia a causa delle «ideologie assassine», tra cui spiccava ovviamente il comunismo.

Non meno parziale e ideologica appariva la scheda iniziale in cui si dava per certa la mitologica cifra di 100 milioni di «vittime del comunismo», ovviamente sempre ricavata dal Libro nero del comunismo. Le atrocità elencate erano commesse quasi esclusivamente da «regimi totalitari» classificati come tali dal Dipartimento di Stato USA; non una parola sul colonialismo, lo sfruttamento del terzo mondo e le guerre di aggressione dell’ Occidente, come quella da pochi mesi scoppiata con l’aggressione all’Iraq (elencato tra i luoghi del delitto). E non bisognava «dimenticare le “foibe” istriane», cui di lì a meno di un anno sarebbe stato dedicato il «Giorno del ricordo».

I puffi? I più grandi criminali della storia ma la cultura egemonizzata dai comunisti te lo ha sempre nascosto. Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito http://www.italnews.info/2012/10/15/il-libro-nero-dei-puffi/

I puffi? I più grandi criminali della storia ma la cultura egemonizzata dai comunisti te lo ha sempre nascosto. Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito http://www.italnews.info/2012/10/15/il-libro-nero-dei-puffi/

Ma la cosa che più balzava agli occhi era l’assoluta rimozione dei crimini fascisti, in patria e all’estero:

«Il fascismo italiano fece centinaia di prigionieri politici e di confinati in domicilio coatto, migliaia di esiliati e fuoriusciti politici».

Uno degli autori questo post, allora maturando, ricorda ancora la faccia di una sua compagna di classe (per nulla di sinistra, tra l’altro) che si volta verso di lui e mormora «E Matteotti?!». Sempre il maturando in questione si sentì contestare all’orale l’inserimento dei crimini fascisti in Libia e in Etiopia nell’elenco delle atrocità «totalitarie». Quelli secondo la commissione erano morti a carico di un «normale» colonialismo, pertanto non meritavano di essere nominati lì.

Di fatto con questo tema un revisionismo banalizzato diventava verità di stato.

2015: settantesimo della liberazione

Il centenario dell’ingresso italiano nel primo conflitto mondiale ed il settantesimo della Liberazione si sovrappongono e si fondono all’interno di un processo di «rinazionalizzazione delle masse» portato avanti, seppur con toni e pratiche assai diversi, sia dal governo di Matteo Renzi che dalle opposizioni leghiste e grilline.

Questa temperie è ben rappresenta nelle librerie dal libro di Aldo Cazzullo: Possa il mio sangue servire, uomini e donne della Resistenza (ed. Rizzoli, 2015).

La presentazione del testo si apre con queste parole

«La Resistenza a lungo è stata considerata solo una “cosa di sinistra”: fazzoletto rosso e Bella ciao. Poi, negli ultimi anni, i partigiani sono stati presentati come carnefici sanguinari, che si accanirono su vittime innocenti, i “ragazzi di Salò”. Entrambe queste versioni sono parziali e false. La Resistenza non è il patrimonio di una fazione; è un patrimonio della nazione»[3].

Da notare che la frase che da il titolo al libro «possa il mio sangue servire» è stata scritta dal capitano Franco Balbis, già pluri-decorato per aver combattuto ad El Alamein, fucilato dai repubblichini perché aderente alla Resistenza.

Questa frase sarà riutilizzata dal premier Renzi nel suo discorso in mimetica alle truppe italiane ad Herat, in Afghanistan il 1 giugno 2015[4]. Sintomo evidente di come, magari al di là delle intenzioni di Cazzullo che nelle sue interviste rifiuta il revisionismo alla Pansa e dice che «C’è stata una parte giusta e una sbagliata»[5], il suo libro venga recepito come parte di una temperie politico-culturale che vorrebbe gli italiani stretti a coorte attorno al tricolore, senza porsi troppe domande su ciò che è giusto o sbagliato.

Questa temperie culturale inevitabilmente si riflette sulle tracce della maturità.

La prima prova dell’Esame di Stato presenta ben due tracce inerenti la Resistenza. La «Tipologia A – Analisi del testo» pone gli studenti di fronte ad un brano tratto da «Il sentiero dei nidi di ragno» di Italo Calvino. La consegna si focalizza però sulle difficoltà del ragazzino Pin a farsi accettare sia dai suoi coetanei che dagli adulti e di fatto, anche per la tipologia di tema in questione la Resistenza resta tutt’al più sullo sfondo.

La si ritrova invece come argomento centrale della traccia «Tipologia C – Tema di argomento storico».

Il documento che segue costituisce un testamento spirituale scritto da un ufficiale dell’esercito regio che dopo l’otto settembre del 1943 partecipò attivamente alla Resistenza e per questo venne condannato a morte. Nel documento si insiste in particolare sulla continuità tra gli ideali risorgimentali e patriottici e la scelta di schierarsi contro l’occupazione nazi-fascista. Illustra le fasi salienti della Resistenza e, anche a partire dai contenuti del documento proposto, il significato morale e civile di questo episodio.

“Le nuove generazioni dovranno provare per l’Italia il sentimento che i nostri grandi del risorgimento avrebbero voluto rimanesse a noi ignoto nell’avvenire: «il sentimento dell’amore doloroso, appassionato e geloso con cui si ama una patria caduta e schiava, che oramai più non esiste fuorché nel culto segreto del cuore e in un’invincibile speranza». A questo ci ha portato la situazione presente della guerra disastrosa. Si ridesta così il sogno avveratosi ed ora svanito: ci auguriamo di veder l’Italia potente senza minaccia, ricca senza corruttela, primeggiante, come già prima, nelle scienze e nelle arti, in ogni operosità civile, sicura e feconda di ogni bene nella sua vita nazionale rinnovellata. Iddio voglia che questo sogno si avveri.”

(trascrizione diplomatica tratta da http://www.ultimelettere.it/?page_id=35&ricerca=528 )

 Dardano Fenulli. Nacque a Reggio Emilia il 3 agosto 1889. Durante la Grande Guerra, nel corso della quale meritò due encomi solenni, combatté sulla Cima Bocche e sul Col Briccon. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, promosso colonnello, prese parte alle operazioni in Jugoslavia. Promosso generale di brigata nell’aprile 1943, fu nominato vicecomandante della divisione corazzata “Ariete”. In questo ruolo prese parte ai combattimenti intorno a Roma nei giorni immediatamente successivi all’otto settembre 1943. Passato in clandestinità, iniziò una intensa attività per la creazione di una rete segreta di raccolta, informazioni e coordinamento dei militari sbandati ma ancora fedeli alla monarchia. Nel febbraio del 1944 venne arrestato dalle SS e imprigionato nelle carceri di via Tasso a Roma. Il 24 marzo 1944 fu fucilato alle Fosse Ardeatine.

Molto sinteticamente si chiede di riflettere sulla Resistenza (illustrare le «fasi salienti» e il «significato morale e civile di questo episodio») attraverso il «testamento spirituale» di un militare, nato nel 1889, che insorge dopo l’8 settembre per poi finire come martire delle Fosse Ardeatine. Una lettura esperta della traccia mostra come questa insista sulla idea della Resistenza come «secondo Risorgimento» e sull’amor di patria di ascendenza monarchica, con intonazione di tipo religioso.

Ovviamente questi aspetti c’erano nella Resistenza e ne sono stati componenti importanti (le stesse Brigate Garibaldi, legate al Pci e di orientamento comunista, si richiamavano all’immaginario risorgimentale). Il tema del secondo Risorgimento è oggetto di studi specifici (e ottimi): la sua enfatizzazione è già nel dopoguerra una scelta strategica per far passare in secondo piano altri aspetti della Resistenza, che risultavano disfunzionali alla storia repubblicana nel suo farsi. Scegliere ora di isolare quell’aspetto sembra un dibattito di retroguardia, da anni Cinquanta.

Una componente essenziale del pacato e sereno dibattito democratico degli anni’50.  Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito https://en.wikipedia.org/wiki/Mario_Scelba#/media/File:Reparto_Celere.jpg

Una componente essenziale del pacato e sereno dibattito democratico degli anni’50.
Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito https://en.wikipedia.org/wiki/Mario_Scelba#/media/File:Reparto_Celere.jpg

 Certo è bene che si sia ricordato il 70° anniversario della Resistenza, ed è un bene che la lettura dell’8 settembre come «morte della Patria» che piaceva tanto alla destra, liberale e no, sia finita in soffitta. Ma un ragionamento sulla «scelta» resistenziale e sulle «tre guerre» a partire dal lavoro imprescindibile di Claudio Pavone Una guerra civile, pubblicato da oltre vent’anni, o da uno dei tanti diari di resistenti usciti sulla base di quella felice impostazione, sarebbe stato storiograficamente più a fuoco. Di certo avrebbe implicato la messa in luce, accanto alla scelta patriottica e anti-tedesca, anche di quella antifascista e di emancipazione sociale, che era il patrimonio specifico delle forze della sinistra ciellenista. Così come sarebbero potuti essere presi in considerazione la dimensione della «coscienza» e la rivendicazione della dignità e della libertà della persona tipici dei resistenti cattolici.

Con la scelta del brano sottoposto ai maturandi si è sostanzialmente scelto di ignorare sia le culture politiche cui aderirono gli italiani del XX secolo, sia la dimensione europea e mondiale del fenomeno resistenziale, declinato unicamente in chiave patriottica.

Occorre anche dire, con estremo rispetto per la memoria del caduto, un’altra cosa: la scelta operata dagli estensori della traccia citata pare rivelativa del modo di guardare la Resistenza in termini istituzionali. Si parla di una vittima, secondo la lettura molto classica della religione civile delle «ultime lettere»: un paradigma memoriale all’interno del discorso pubblico attuale che pare francamente invecchiato, in quella che rischia di diventare una forma di «religio mortis»; se nel passato questo era comprensibilissimo e dovuto, l’insistenza sul martirologio ci pare fuori contesto, cioè più adatta alla commemorazione che non alla riflessione, e tale, oggi, da far passare in secondo piano, per l’attenzione degli studenti, il «come ha vissuto» un resistente e per quali valori.

Si è scelto inoltre di citare un combattente cinquantenne all’epoca dei fatti, che parla di/ai giovani in termini di esortazione: la questione generazionale è importante e si inserisce nuovamente in ragionamenti sulla «scelta» – il vero nodo storiografico –, poiché in termini di adesione al partigianato il dato biografico e anagrafico è rilevante e le ragioni dei «padri» e dei «figli» lo sono altrettanto: solo per dare un dato, in Piemonte il 60% dei partigiani è nato tra il 1920 e il 1930, che vuol dire avere meno di 25 anni, l’essere cresciuti durante il regime e doversi confrontare con la scelta della renitenza ai bandi di arruolamento nella Rsi (che riguardavano i nati tra il 1923 e il 1925).

Ma c’è anche un altro aspetto: si tratta di un combattente per la Libertà che è stato eroe di guerra nel 1915-1918 e colonnello nella seconda guerra mondiale durante «operazioni in Jugoslavia»: quanti studenti sanno far emergere la complessità del contesto, come il fatto che l’esercito regio nei Balcani fosse forza occupante, alleata con i tedeschi, impegnata in operazioni di repressione anti-partigiana? Molti di quegli uomini sarebbero poi diventati a loro volta partigiani, in Italia e all’estero dopo il 1943; lo studio del fronte dei Balcani induce a ipotizzare che conoscessero la guerra per bande anche avendola combattuta …

Sempre a proposito di «resistenti con le stellette» si può anche ricordare, già che siamo in tema, l’esperienza di alcune migliaia di militari italiani in Jugoslavia che dopo l’8 settembre combatterono contro i nazisti al fianco dei loro ex nemici, i partigiani della resistenza comunista. Quest’ultima esperienza è, non da oggi, dimenticata nelle commemorazioni istituzionali, soprattutto quando si parla del ruolo dell’esercito nella lotta di liberazione, ma vi sono stati dedicati di recente alcuni documentari basati sulle ricerche di Eric Gobetti e trasmessi da Rai storia (che potete vedere qui, qui e qui).

Ci sembra che questa traccia del 70° della Resistenza fotografi in qualche modo l’autocoscienza nazionale secondo l’attuale dirigenza, su linee di lungo periodo dal presidente Carlo Azeglio Ciampi in poi. Una storia nazionale che è mitologia patriottica, unanimistica e consensuale, con l’idea di non scontentare nessuno e non di sottolineare gli aspetti di rivoluzione sociale, o più genericamente di emancipazione, che l’eredità della Resistenza ha lasciato. Una visione che è stata per molti versi condensata nell’intervista rilasciata proprio alla vigilia del 25 aprile dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella[6].

Anche immaginando una traccia istituzionale per la maturità e quindi il più possibile neutra ed «ecumenica», sarebbe stato più opportuno mettere in luce che il lascito valoriale e politico della Resistenza c’è, è antifascista e si chiama Costituzione, «Un testamento di centomila morti», secondo la nota definizione di Calamandrei.

Non sarebbe stato meglio chiedere agli studenti del 2015 di riflettere su questo tipo di rapporto di appartenenza? E se non sulla condivisione dei valori costituzionali su cosa di basa l’appartenenza alla «nazione»?

Le risposte a queste domande potrebbero essere molto inquietanti, almeno per chi ai valori della Resistenza ci crede sul serio.

Nel settantesimo della Resistenza il governo Renzi offre un gratuito ripasso di storia ai metalmeccanici, un corso di aggiornamento avanzato si è tenuto pochi mesi dopo per gli insegnanti. Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito http://milanoinmovimento.com/rubriche/riflessioni/lo-scontro-in-atto

Nel settantesimo della Resistenza il governo Renzi offre un gratuito ripasso di storia ai metalmeccanici, un corso di aggiornamento avanzato si è tenuto pochi mesi dopo per gli insegnanti.
Immagine tratta il 28.6.2015 dal sito http://milanoinmovimento.com/rubriche/riflessioni/lo-scontro-in-atto

 

[1] Prima prova scritta anno 1995. Consultata il 20.6.2015 sul sito http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/Prove_esami/esamistato1995.pdf

[2] Esami di Stato 2002-2003. Prima prova scritta per tutti gli indirizzi di ordinamento e sperimentali. Consultata il 20.6.2015 sul sito http://www.edscuola.it/archivio/esami/mat_03.html  .

[3] Possa il mio sangue servire, uomini e donne della Resistenza. Consultato il 20.6.2015 su http://www.rizzoli.eu/libri/possa-il-mio-sangue-servire/

[4] Discorso del premier Matteo Renzi alle truppe italiane ad Herat del 1.6.2015 https://www.youtube.com/watch?v=IYtU1RdBAJ4 vedi al minuto 3.40.

[5] CLAUDIA MURA: Aldo Cazzullo “Possa il mio libro ricordare il sangue versato per la Resistenza.  24.4. 2015. Consultato il 20.6.2015 sul sito http://spettacoli.tiscali.it/articoli/libri/15/04/intervista-aldo-cazzullo-Resistenza.html

[6] EZIO MAURO. Mattarella: Il mio 25 aprile. Non abbassiamo la guardia, così si riafferma la democrazia. In «La Repubblica» del 24.4.2015. Consultato il 20.6.2015 sul sito http://www.repubblica.it/politica/2015/04/24/news/mattarella_vi_racconto_il_mio_venticinque_aprile_non_abbassiamo_la_guardia_cosi_si_riafferma_la_democrazia_-112698753/ .


8 commenti

  1. Mr Mill ha detto:

    L’ha ribloggato su this machine kills fascistse ha commentato:
    Sono passati anni da quando affrontai l’esame di maturità, ma per contribuire alla stesura di questo articolo ho rispolverato i miei ricordi. In vent’anni il discorso attorno alla Resistenza è stato ricombinato per renderlo assimilabile alla narrazione tossica della “memoria condivisa”, come anche nelle tracce dei temi di maturità è rilevabile.

    Buona lettura.

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  2. Charlotte Gandi ha detto:

    Ciao, ho deciso di nominare il tuo blog all’iniziativa LIEBSTER AWARD! Clicca su questo link e scopri il mio “regalo”: https://unastanzettatuttaperme.wordpress.com/2015/08/24/liebster-award/. A presto, Charlotte 🙂

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  3. nuvolesparsetraledita ha detto:

    L’ha ribloggato su creativitàpuntozeroe ha commentato:
    Uno strumento di riflessione…

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  4. nuvolesparsetraledita ha detto:

    Complimenti, bellissimo sito!

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  5. nuvolesparsetraledita ha detto:

    … aiuto, come mi iscrivo?

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